Canale di Suez

Canale di Suez

Canale di Suez Conseguenze sul trasporto marittimo internazionale

 

Lo scorso 23 Marzo, una porta container della compagnia taiwanese Evergreen si è incagliata nel Canale di Suez provocando il blocco del traffico marittimo e quindi il fermo di centinaia di navi in attesa di proseguire il loro tragitto. Non si è trattato solo di un ritardo nella consegna delle merci, ma di una globale perdita giornaliera di circa 9,6 miliardi di dollari (fonte:Bloomberg) e una ripercussione importante sul congestionamento dei porti.

Superata l’emergenza del canale successiva al disincaglio, quello che si attende nel corso della prossima settimana è un forte calo della capacità di esportazione (fonte: Shipping Italy), con una conseguente ripresa dovuta all’arrivo in porto delle navi, il cosiddetto “effetto domino” facilmente prevedibile.

Il ritardo di consegna comporta una minor quantità di navi scaricate e parallelamente un’inferiore disponibilità di vuoti per il carico della merce destinata all’esportazione; un processo doppiamente indebolito dopo la crisi epidemiologica. A seguito del congestionamento portuale e di una lunga attesa per trovare un approdo libero su cui attraccare, le compagnie marittime si troveranno obbligate a cancellare le partenze programmate; ciò implica il mancato scarico o carico di merce nei porti interessati, altrimenti detto blank sailing.

L’incremento esponenziale dei costi di nolo costituisce un’ulteriore conseguenza ai fatti di Suez; i prezzi, infatti, stanno aumentando e c’è la possibilità che questo trend continui.

Altrettanto turbamento suscita la congestione portuale: in Europa i porti stanno affrontando l’emergenza dovuta all’arrivo tardivo delle navi, definendo una policy individuale per ciascun paese.